Il “confino” come strumento repressivo

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    Confino di "Ustica". Fonte "la rete"
    Tempo di lettura: 3 minuti

    a cura di Marco Lodi

    Il confino era una forma di detenzione speciale che il fascismo utilizzò per allontanare gli oppositori dal resto della società e neutralizzarne l’influenza politica.

    L’origine del confino risale, in realtà, al 1863, anno in cui viene varata la legge Pica per la repressione del brigantaggio.

    Il confino politico fu introdotto formalmente con le Leggi Fascistissime del 1926, che stabilivano:

    • L’abolizione dei partiti di opposizione e delle libertà di stampa e associazione.
    • L’istituzione del Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato, che processava gli oppositori.
    • L’uso del confino di polizia, stabilito non da un tribunale, ma dalla Commissione Provinciale di Pubblica Sicurezza, che decideva in modo arbitrario.

    Il confino poteva durare da uno a cinque anni, prorogabili.

    Il regime fascista confinò non solo politici, ma anche:

    • Militanti di partiti antifascisti (socialisti, comunisti, repubblicani, anarchici).
    • Giornalisti e scrittori critici verso il regime.
    • Intellettuali e docenti universitari che rifiutavano di giurare fedeltà al fascismo.
    • Sospetti omosessuali, considerati “pericolosi per la morale pubblica”.
    • Esponenti delle minoranze etniche e religiose (in particolare sloveni e croati nelle zone di confine).

    L’assegnazione avveniva senza processo regolare:

    1. La polizia segnalava un soggetto come “pericoloso”.
    2. La Commissione Provinciale di Pubblica Sicurezza deliberava il confino.
    3. L’individuo veniva deportato in una località remota, senza possibilità di difesa o appello.

    I confinati venivano inviati in piccoli paesi isolati o su isole remote, dove erano costantemente sorvegliati e dove era difficile comunicare con l’esterno.

    Isole

    • Ustica (Palermo)
    • Ponza (Latina)
    • Ventotene (Latina) → importante per la nascita del Manifesto di Ventotene
    • Lipari (Messina)
    • Lampedusa (Agrigento)
    • Tremiti (Foggia)

    Aree interne del Sud Italia

    • Lucania (Basilicata) → Matera, Grassano, Aliano (dove fu confinato Carlo Levi).
    • Calabria → Gerace, Pizzo Calabro.
    • Sardegna → Fonni, Orune, Sorgono.

    Le zone del Sud venivano usate perché economicamente depresse e difficili da raggiungere.

    Le condizioni variavano in base alla località, ma generalmente erano molto dure:

    • I confinati non potevano lasciare l’isola o il paese assegnato.
    • Erano sottoposti a controlli giornalieri e dovevano presentarsi regolarmente alle autorità.
    • Poche possibilità di lavoro, spesso vivevano in estrema povertà.
    • Comunicazioni con l’esterno molto difficili, con censura sulla corrispondenza.
    • Gli antifascisti più influenti erano più sorvegliati.
    • Alcuni potevano scrivere e studiare, altri no.
    • In alcuni casi si formavano scuole clandestine di pensiero politico, come a Ventotene.

    Molti leader antifascisti subirono il confino:

    • Antonio Gramsci → Arrestato nel 1926, confinato e poi condannato dal Tribunale Speciale.
    • Sandro Pertini → Più volte incarcerato e confinato prima di unirsi alla Resistenza.
    • Carlo Levi → Confinato ad Aliano (Basilicata), scrisse Cristo si è fermato a Eboli, testimonianza sulla miseria del Sud.
    • Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi → A Ventotene scrissero il Manifesto di Ventotene, base dell’idea di un’Europa unita e democratica.
    • Emilio Lussu → Confinato a Lipari, riuscì a fuggire in Francia e a unirsi agli antifascisti in esilio.

    Dopo l’entrata in guerra (1940), il confino fu esteso a ebrei, dissidenti interni, sospetti anglofili e slavofili. Con la caduta del fascismo nel 1943, molti furono liberati, mentre altri finirono nelle mani dei nazisti.

    Dopo la caduta del fascismo (1943), il confino fu abolito e molti ex confinati divennero protagonisti della nascita della Repubblica Italiana.

    Il confino politico fu un mezzo di repressione usato dal fascismo per ridurre al silenzio gli oppositori. Tuttavia, in alcuni casi, divenne un luogo di elaborazione culturale e politica, contribuendo alla nascita delle idee che portarono alla fine del regime e alla costruzione della democrazia italiana.


    Bibliografia

    • Il confino fascista. L’arma silenziosa del regime, di Camilla Poesio, 2014
    • L’ antifascista riluttante. Memorie del carcere e del confino 1926-1927, di Giovanni Ansaldo, 1992
    • La città e l’isola. Omosessuali al confino nell’Italia fascista, di Gianfranco Goretti, Tommaso Giartosio,2022

    Filmografia

    La Villeggiatura di Marco Leto (1973)

    Il professor Franco Rossini, giovane docente di storia e figlio di un altro cattedratico, si rifiuta di giurare fedeltà al regime fascista, e dopo un periodo di prigione viene inviato al confino in un’isola del Sud. I rapporti con gli altri confinati (quasi tutti proletari che gli contestano le radici borghesi del suo antifascismo) non sono facili e sembrano guastarsi ancora di più quando, per le premure del commissario Rizzuto (uomo cortese e gusti umanistici, già allievo di suo padre), il professore, che dispone di soldi, può prendersi in affitto una villa e chiamare presso sé la moglie e la loro figlioletta.

     

    Ventotene, il sogno europeo nel film di Virzì: “Confino? Ma che ce stava, la dogana?”

    Due famiglie si incontrano, e per certi versi affrontano, in un soggiorno estivo a Ventotene. Da un lato chi ricorda la storia dell’isola, l’importante eredità di ideali che porta con sé il luogo e che vuole preservare anche soltanto poche pietre testimoni della prima idea di Europa, dall’altro chi ha fatto soldi facili con i social e non ha neppure idea del “sacro” suolo che calpesta, tanto da realizzare una discoteca all’aperto dove Spinelli e Rossi ragionavano di pace e futuro.

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