La musica della contestazione: rock politico e canzone d’autore nell’Italia degli anni Settanta

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a cura di Marco Lodi

Gli anni Settanta rappresentano un decennio di trasformazione radicale nella storia della musica italiana, caratterizzato da una profonda politicizzazione dei linguaggi artistici. In un contesto segnato da conflitti sociali, instabilità politica e fermento ideologico, la musica diventa non solo intrattenimento ma anche strumento di intervento culturale, veicolo di dissenso e forma di partecipazione collettiva.

Il presente contributo propone una panoramica dei principali fenomeni musicali dell’Italia anni Settanta, concentrandosi su tre direttrici principali:

  1. La musica della contestazione e il suo ruolo nei movimenti sociali;
  2. Il rock politico e progressivo, come espressione di sperimentazione e militanza;
  3. Le hit della canzone leggera, che riflettono una società in transizione tra tradizione e modernità.

1. Musica e contestazione: una colonna sonora del conflitto sociale

In parallelo ai movimenti studenteschi, operai e femministi, si sviluppa un’intensa produzione musicale legata alla militanza. In questo ambito, la canzone diventa mezzo di lotta e memoria, veicolando temi quali l’antifascismo, l’anticapitalismo, l’emancipazione di classe e di genere.

Tra i brani simbolo di questo repertorio troviamo:

  • “Contessa” di Paolo Pietrangeli (1966, ma divenuta celebre negli anni ’70): canzone iconica nei cortei e nei circoli politici;
  • Le ballate operaie dei Cantacronache e dei loro eredi;
  • Le produzioni dell’etichetta I Dischi del Sole, fondamentali per la diffusione della canzone politica e popolare.

In questo ambito si colloca anche l’esperienza delle radio libere, che a partire dal 1976 (dopo la sentenza della Corte Costituzionale) contribuiscono alla diffusione di contenuti alternativi, sia musicali che politici.


2. Il rock politico e progressivo: tra avanguardia e impegno

Il rock progressivo italiano assume nei Settanta una connotazione profondamente originale, che lo distingue dai modelli anglosassoni. Sebbene ispirato da gruppi come Genesis e King Crimson, il prog italiano si caratterizza per l’ibridazione con la tradizione colta, l’utilizzo della lingua italiana e, soprattutto, l’apertura a contenuti di natura politica e sociale.

Tra i protagonisti:

  • Area, con il carismatico Demetrio Stratos, portano avanti un progetto di ricerca musicale radicale. Il brano “Luglio, agosto, settembre (nero)” affronta il tema del conflitto israelo-palestinese, e l’intero repertorio si muove su binari di sperimentazione e militanza.
  • Stormy Six, legati alla sinistra extraparlamentare, si muovono tra folk, rock e canzone politica.
  • Banco del Mutuo Soccorso, Le Orme, PFM – pur meno esplicitamente politici – contribuiscono alla nascita di una nuova estetica musicale italiana, colta e raffinata, spesso in tensione con le logiche commerciali.

Il rock politico italiano nasce così come forma di resistenza culturale, in grado di sfidare i codici dominanti dell’industria discografica.


3. Canzone leggera e trasformazioni della società italiana

Parallelamente all’impegno politico, la musica leggera italiana continua a occupare un ruolo centrale nel panorama culturale, testimoniando le trasformazioni sociali ed emotive del Paese.

  • Lucio Battisti, in collaborazione con Mogol, ridefinisce il concetto di canzone pop, introducendo tematiche più introspettive e soluzioni musicali innovative. Brani come “Il mio canto libero” (1972) e “Emozioni” (1970) segnano un passaggio decisivo dalla tradizione melodica al pop moderno.
  • Mina incarna l’evoluzione del ruolo femminile nell’immaginario musicale, con una voce e una presenza scenica fuori dagli schemi.
  • Adriano Celentano propone un’ibridazione tra rock’n’roll, satira sociale e canzone d’autore (“Prisencolinensinainciusol” è un esempio di rottura linguistica e mediatica).
  • Claudio Baglioni diventa la voce del sentimentalismo giovanile, con album come “Questo piccolo grande amore”, che segnano una svolta nella narrazione affettiva e autobiografica della canzone.

Accanto a questi nomi, emergono anche le prime espressioni dell’Italo Disco, che a fine decennio anticipano la stagione edonistica degli anni Ottanta.


Conclusione

La musica italiana degli anni Settanta va letta come specchio e motore del cambiamento culturale. In essa si riflettono le tensioni di un Paese attraversato da conflitti e speranze, da violenza e utopia. Che si tratti della radicalità degli Area o della malinconia pop di Battisti, ogni canzone ci restituisce un frammento del clima sociale dell’epoca.

La complessità di questo panorama invita a un approccio interdisciplinare, capace di unire analisi musicale, studi culturali, storia sociale e politica. La musica, in questo contesto, non è solo forma estetica, ma documento vivo di un’Italia che cerca, su pentagrammi e palchi, la propria voce collettiva.


Bibliografia

  • Cesare Bermani, Il canto anarchico in Italia, Odradek.
  • Franco Fabbri, Il suono in cui viviamo, Feltrinelli.
  • Goffredo Plastino, La canzone italiana, Il Mulino.
  • Gianni Borgna, Storia della canzone italiana, Mondadori.

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