CREAZIONE DI ADAMO. Analisi critica storica

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di Alcidonio Ursitti

Seconda parte
Due scene si contrappongono, una statica l’altra dinamica. Adamo quasi sdraiato, sembra privo di energia non ha nessuna reazione difronte a Dio, questo per il fatto che Adamo non vede Dio, è occupato a fare altro, non lo sa ma sta precipitando nella disobbedienza al Creatore. La sua mano non sta incontrando quella di Dio ma sta prendendo il frutto proibito dalla mano di Eva che glielo porge; la posizione delle falangi corrisponde a cogliere la mela da una mano o da un cesto. Dio non vuole che accada, vuole impedire il peccato, l’origine del male nell’Eden. Dio ha creato il bene e il bello, adesso tutto cambia. La scena dinamica descrive il tentativo inutile di Dio di salvare Adamo, c’è un’urgenza, si scaglia con vigore verso l’uomo; la vestaglia a cui Giulio secondo accennava, rappresenta questa sollecitudine raffigurata da Michelangelo, non c’è tempo per vestire regali paramenti. Qualcuno però lo trattiene con energia tirando dalla parte opposta ma chi può trattenere Dio? Chi è come Dio! E chi è come Dio se non l’arcangelo Michele il cui nome significa “Quis ut Deus?” Appunto, “Chi è come Dio?” L’arcangelo Michele che ha ricevuto l’ordine da Dio stesso di impedirgli di intervenire e quindi distruggere la libertà attribuita all’uomo: Il libero arbitrio. L’uomo è responsabile delle proprie scelte. Dio potrebbe ordinare a Michele di lasciarlo andare ma non lo fa e infatti la sua bocca è serrata, non cambia volontà. L’arcangelo Michele nella tradizione cristiana è considerato il principe delle milizie celesti e sarà colui che sconfiggerà il serpente antico nel combattimento finale come profetizzato nel libro dell’Apocalisse di Giovanni. Adamo non deve fare alcun sforzo attivo, deve solo alzare la falange della mano sinistra, rinunciare alla disobbedienza e il suo indice toccherebbe il dito di Dio. Adamo incontra il suo Creatore, questo non accade. Il volto di Dio manifesta inquietudine e apprensione; mai nell’arte prima e dopo la Creazione di Adamo il volto rappresentato di Dio ha queste connotazioni, solitamente appare severo ma sempre pacato esprimendo autorità e sicurezza. Michelangelo ha voluto cogliere il culmine più doloroso della storia della salvezza, l’inizio della missione dolorosa del figlio di Dio Gesù Cristo. Michelangelo aggiunge a questo contenuti importanti, il mantello rosso che avvolge la scena rappresenta il velo del tempio di Gerusalemme che si squarcerà in due quando Cristo morirà sulla croce, infatti appare nel basso frastagliato, lacerato. Altro significato ipotetico è la somiglianza dello stesso con il melograno. Questo frutto rappresentato rotto o aperto rappresenta la passione e resurrezione di Gesù. L’impatto visivo della scena è potente e immediato: Dio e l’uomo. La debolezza dell’uomo e la fortezza di Dio. Il granellino di senape colma il vuoto tra Dio e la sua creatura, come nei vangeli, la fede minima ma autentica permette a Dio di intervenire e salvare Adamo.

Oltre questo primo livello di lettura occorre analizzare i personaggi intorno alla figura di Dio. Dopo l’arcangelo Michele alla sua destra c’è l’arcangelo Gabriele; Dio con l’indice della mano sinistra tocca la gola di Gabriele incaricandolo di annunciare alla Vergine Maria il concepimento e la nascita di Gesù figlio di Dio. Gabriele che cercava di aiutare Michele a trattenere Dio, si trova improvvisamente con un altro incarico urgente; infatti, il suo volto è girato quasi dalla parte opposta, cerca qualcuno o meglio qualcuna, cerca la Vergine Maria. Manca l’arcangelo Raffaele, lo vedremo tra poco, occorre prima spiegare un concetto teologico che Michelangelo nasconde vistosamente ma che non può mancare nella sua figurazione. Parliamo della Trinità nella persona del Padre del Figlio e dello Spirito santo. La figura dello Spirito santo è intuibile nella rappresentazione del velo verde, leggero che serpeggia sotto l’imponente figura del Creatore, la sua forma ad “esse” rovesciata simboleggia le sue iniziali. Dove si trova il Figlio? Ne vediamo il volto sofferente sotto il gomito del braccio destro di Dio, schiacciato tra due angeli, uno dei quali, quello sotto il mento di Gesù è il terzo arcangelo, Raffaele, incaricato di consolare con il suo carisma curativo la sofferenza del Cristo. Infine, rimangono altre otto figure angeliche, due gruppi da tre, poi uno alla sinistra del volto di Dio e in ultimo quello in basso quasi avvolto dal velo verde tanto da poter essere considerato lo stesso Spirito Santo in forma di persona secondo la dottrina trinitaria. Allora gli angeli rimanenti restano sette, numero simbolo di numerose interpretazioni bibliche ed evangeliche.


Autore: Alcidonio Ursitti, perito tecnico del trasporto aereo e dipendente delle Ferrovie dello Stato come macchinista fino al pensionamento nel 2021. Laureato in Storia e conservazione del patrimonio artistico e archeologico presso l’Università Roma Tre.
Fotografia di Anastasio Fontebuoni (1571-1626)  Michelangelo a Bologna si presenta a Giulio II (galleria di casa Buonarroti)
Contatto: alcidonio.ursitti@gianophaps.it
P.S. Bibliografia, Sitografia e filmografia aggiunti dal Referente del Blog Giano PH


BIBLIOGRAFIA
Irving Stone, Il tormento e l’estasi. Il romanzo di Michelangelo, Corbaccio, 2011
Antonio Forcellino, La Cappella Sistina. Racconto di un capolavoro, Economica Laterza, 2023
Ross King, Il Papa e il suo pittore. Michelangelo e la nascita avventurosa della Cappella Sistina, Rizzoli, 2012

SITOGRAFIA
Musei Vaticani, Cappella Sistina (collegati) – visionato 19 marzo 2024
ArcheoRoma, Cappella Sistina (collegati) – visionato 19 marzo 2024
Patrimonio d’Arte, Cappella Sistina (collegati) – visionato 19 marzo 2024

FILMOGRAFIA
Trailer da “Il Tormento e l’Estasi”, 1965, diretto da Carol Reed

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