Il Monumento al Bersagliere a Porta Pia: memoria, nazione e retorica monumentale a Roma

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a cura redazione BLOG Giano PH

Introduzione

Il Monumento al Bersagliere presso Porta Pia è uno dei simboli più eloquenti della Roma post-risorgimentale, incastonato in uno spazio fortemente carico di significati storici. Posto nel luogo dell’epico ingresso dell’esercito italiano a Roma il 20 settembre 1870, il monumento celebra non solo l’unità d’Italia ma anche la mitologia militare della giovane nazione. Inaugurato nel 1932, esso racconta molto del rapporto tra memoria, identità nazionale e potere politico attraverso l’arte pubblica.

Contesto storico: Porta Pia e la Breccia del 20 settembre

Il 20 settembre 1870 le truppe del Regno d’Italia aprirono una breccia nelle mura di Roma presso Porta Pia, ponendo fine al potere temporale dei papi e completando, simbolicamente, il processo di unificazione italiana. L’evento assunse un valore altamente simbolico: sanciva la conquista di Roma, destinata a diventare la capitale dell’Italia unita, e chiudeva definitivamente il lungo periodo risorgimentale.

Fin dal 1871 si cominciò a celebrare l’anniversario della Breccia come giornata patriottica, e nel tempo, lo spazio di Porta Pia divenne teatro di commemorazioni ufficiali, parate militari e, soprattutto, progetti monumentali.

Il progetto e la realizzazione del Monumento

Nasce a Roma il 28 agosto 1889 in via G. Belli in Prati, da Luigi Morbiducci e Anna Maria Polizzi. Noto soprattutto per la statua del “Bersagliere” a Porta Pia. Seguace di Cambellotti e Romagnoli, giovane aiuto di Zanelli nel fregio dell’Altare della Patria, negli anni tra le due guerre realizza in marmo e bronzo monumenti a giovani eroi (marinai, soldati e atleti). A Roma esegue anche opere di decorazione architettonica e di arredo urbano, tra cui la fontana del Viminale. All’EUR, oltre ai Dioscuri che affiancano il Palazzo della Civiltà e del Lavoro, scolpisce un gigantesco bassorilievo dove si racconta la storia di Roma dalla fondazione al fascismo. Pittore per una breve stagione nel clima della secessione romana, si dedica al disegno e alla xilografia per tutta la vita, collaborando per molti anni con la rivista “L’Eroica” e con le sue iniziative editoriali sul tema del sacrificio nella trincea. Autore di centinaia di medaglie e distintivi, è considerato un innovatore della tradizione numismatica. Nella moneta da 2 lire del 1923 codifica il logo del fascio. Nel dopoguerra abbandona la monumentalità per una ricerca più sommessa nell’universo del mito e dell’arte sacra. In campo grafico elabora manifesti, cartoline e numerosi ex libris. (Fonte: mbnet.it)

Il Monumento al Bersagliere fu voluto dal governo di alllora come parte della più ampia politica di monumentalizzazione della memoria nazionale e militare. La sua progettazione fu affidata allo scultore Publio Morbiducci, artista ufficiale del regime noto per le sue opere celebrative e retoriche.

Il monumento fu inaugurato il 18 settembre 1932, nel pieno del Ventennale della Marcia su Roma, in un momento in cui il governo intendeva saldare la propria legittimità con quella del Risorgimento. L’opera fu finanziata dal governo e dal Partito Nazionale Fascista, con il sostegno dell’Associazione Nazionale Bersaglieri.

Descrizione artistica e simbologia

Il monumento si presenta come un’imponente statua bronzea alta oltre 4 metri, posta su un piedistallo marmoreo decorato da rilievi. Il bersagliere è raffigurato in corsa, con il fucile in pugno e la caratteristica piuma al vento, in un gesto che esprime dinamismo, decisione e ardore patriottico.

Alla base, iscrizioni e bassorilievi celebrano le principali battaglie dei bersaglieri e i loro caduti. Il linguaggio visivo è quello del del corpo virile, del sacrificio e della velocità, elementi che accomunano l’ideologia del tempo all’estetica del futurismo.

Lo stile scultoreo è classicista ma dinamico, in linea con l’arte ufficiale del regime, che prediligeva forme monumentali ed eroiche. La posa del bersagliere richiama l’iconografia del combattente pronto all’azione.

Il monumento come luogo di memoria politica

Negli anni successivi alla sua inaugurazione, il Monumento al Bersagliere divenne luogo canonico delle celebrazioni del 20 settembre, ma anche palcoscenico sull’”italianità” e sul culto dei caduti. Dopo la fine della Seconda guerra mondiale e la caduta del fascismo, il monumento subì una fase di oblio e ripensamento.

Oggi, pur mantenendo il suo valore commemorativo originario, esso è anche oggetto di riflessioni critiche sulla strumentalizzazione della memoria storica. Rimane tuttavia un esempio importante della monumentalistica del Ventennio e della costruzione dello spazio pubblico in funzione identitaria.

Conclusioni

Il Monumento al Bersagliere a Porta Pia è molto più di una scultura celebrativa: è un nodo simbolico in cui convergono la storia del Risorgimento, l’estetica del fascismo e la costruzione della memoria collettiva italiana. Collocato nel punto esatto della “nascita” di Roma come capitale d’Italia, continua a suscitare interrogativi sul rapporto tra arte, politica e spazio urbano.


Bibliografia

  • Isnenghi, Mario. I luoghi della memoria. Simboli e miti dell’Italia unita. Laterza, 1997.
  • Miccoli, Giovanni. I bersaglieri: storia e mito. Einaudi, 2003.
  • Rolfi, Franco. I monumenti del fascismo: arte pubblica e potere a Roma. Carocci, 2015.
  • Ridolfi, Maurizio. Le feste nazionali: dalla rivoluzione francese alla nuova Italia. Mondadori, 2003.
  • Cannistraro, Philip V. La fabbrica del consenso. Fascismo e cultura fascista. Laterza, 1975.
  • Comune di Roma – Sovrintendenza Capitolina. Il monumento al bersagliere: storia, immagini, restauri. Catalogo mostra, Roma Capitale, 2010.
  • Benedetti, Paolo. “La scultura ufficiale del regime: il caso Morbiducci.” Studi sul Novecento, n. 21 (2008): 45-72.