a cura redazione BLOG Giano PH
Una figura emblematica del sacrificio militare italiano nella campagna d’Africa Orientale
Introduzione
Nel panorama della storia militare italiana della prima metà del Novecento, molte figure, spesso poco conosciute dal grande pubblico, si sono distinte per straordinario coraggio e senso del dovere. Una di queste è Dalmazio Giovanni Birago, pilota militare della Regia Aeronautica, caduto nel 1935 durante le operazioni belliche in Etiopia e decorato con la Medaglia d’Oro al Valor Militare. Il suo esempio si colloca all’interno della narrazione più ampia della partecipazione italiana alla campagna d’Africa Orientale, un conflitto controverso dal punto di vista politico e storico, ma denso di implicazioni sul piano umano e militare.
Profilo biografico

Nato l’11 aprile 1908 a San Michele di Alessandria, Birago proveniva da una famiglia originaria di Quargnento, nel Piemonte meridionale. Arruolatosi nel 1927, si formò come motorista mitragliere presso i centri aeronautici di Capua, Mirafiori e Desenzano. La sua carriera militare si svolse all’interno della 15ª Squadriglia da bombardamento “La Disperata”, comandata da Galeazzo Ciano, e dotata di trimotori Caproni Ca.101.
Questa squadriglia si distinse per il suo impiego aggressivo e rischioso, caratterizzato da voli a bassissima quota, con azioni di mitragliamento e bombardamento tattico.
Il sacrificio in volo
Il 18 novembre 1935, durante una missione sulla zona dell’Amba Alagi e di Macallè, l’aereo di Birago venne colpito da fuoco nemico. Un proiettile lo ferì gravemente a una gamba, causandogli un’emorragia abbondante. Nonostante le ferite, il primo aviere rifiutò di abbandonare il posto di combattimento, continuando a svolgere il proprio compito fino all’atterraggio. Ricoverato ad Asmara, morì due giorni dopo, durante un intervento chirurgico di amputazione.
Il suo comportamento esemplare valse il conferimento postumo della Medaglia d’Oro al Valor Militare, la prima assegnata nel contesto della campagna d’Africa Orientale.
Motivazione della decorazione
Motorista mitragliere a bordo di un trimotore in azione di bombardamento e di mitragliamento, a volo rasente su dense orde abissine, aveva la coscia sinistra sfracellata da una pallottola esplosiva. Ciò nonostante si rifiutava di abbandonare la mitragliatrice continuando a rovesciare bene aggiustate raffiche sul nemico. Consentiva di lasciarsi trasportare in fondo alla fusoliera e a farsi legare l’arto ferito solo sulla via del ritorno, durante il quale continuava la propria opera di motorista scrivendo le avvertenze da seguire per il funzionamento dei motori ed inneggiando alla Patria ed alla missione compiuta. A parole di plauso rispondeva di avere compiuto solamente il proprio dovere. Sottoposto ad amputazione dell’arto, conservava sino all’estremo cosciente fermezza e virile coraggio invocando i nomi del Re, del Duce e dell’Italia. – Cielo di Amba Alagi – Macallè, 18 novembre 1935.
La retorica della motivazione, perfettamente in linea con la propaganda del governo del tempo, è tuttavia sorretta da un’autenticità del gesto che va al di là dell’apparato ideologico. Il comportamento di Birago si inserisce infatti nella lunga tradizione del militare idealista, dedito fino all’estremo sacrificio.
Memoria e intitolazioni
Nonostante la sua breve vita, la figura di Birago è stata oggetto di numerose commemorazioni. Il suo nome è stato attribuito a vie, piazze e scuole in diverse città italiane — tra cui Roma, Torino, Milano, Lecce e Nettuno.
A Roma, ad esempio, si trova la Scuola dell’Infanzia “Dalmazio Birago” in via Collatina, a testimonianza di una memoria ancora viva nel territorio. A Torino, l’Istituto Professionale Statale “Dalmazio Birago” forma tecnici specializzati, richiamando simbolicamente la figura del giovane aviere, anch’egli formatosi come motorista.
Conclusione: una memoria da contestualizzare
La storia di Dalmazio Birago si presta a molteplici letture. Sul piano individuale, rappresenta un esempio di straordinario coraggio e dedizione. Sul piano collettivo, rientra in un più ampio sistema di costruzione della memoria militare fascista, che esaltava il sacrificio individuale per consolidare l’identità nazionale.
Studiare figure come Birago oggi, significa coniugare l’analisi storica con il rispetto per la dimensione umana: al di là delle ideologie del tempo, rimane il valore di un giovane uomo che fece della propria missione un gesto di totale dedizione.
Bibliografia
• Treccani, Enciclopedia Italiana, voce “Birago, Dalmazio Giovanni”, 1938.
• Gruppo Medaglie d’Oro al Valor Militare, Le Medaglie d’Oro al Valor Militare (1929–1941), Roma, 1965.
• Donisi, E., La musica e il volo. La Banda dell’Aeronautica Militare e la sua storia, Roma, Aeronautica Militare, 2022.
• MuseoTorino, Istituto Professionale Dalmazio Birago, scheda storica.
• Alexandria – Rivista mensile della Provincia, dicembre 1935.
• “Dalmazio Birago, alessandrino prima Medaglia d’Oro dell’Africa Orientale”, italianoinguerra.wordpress.com, 20 novembre 2020.
• Abitarearoma.it, Scuola dell’infanzia Dalmazio Birago, via Collatina, Roma, 2009.
Scuola dell’infanzia capitolina ‘Dalmazio Birago
Approfondimenti
Dalmazio Giovanni Birago (o Biraghi) operava come motorista mitragliere a bordo di un Savoia-Marchetti S.M.81 “Pipistrello”, uno dei trimotori da bombardamento più usati dall’Italia durante la guerra d’Etiopia (1935-36).

Andrea Nicola
Savoia-Marchetti S.M.81 “Pipistrello” – caratteristiche principali
- Tipo: Bombardiere medio trimotore (anche da trasporto)
- Equipaggio: 5-6 uomini (incluso pilota, copilota, mitragliere, motorista, marconista)
- Motori: 3 motori radiali (es. Alfa Romeo 125 o Piaggio)
- Velocità massima: circa 340 km/h
- Autonomia: circa 2.000 km
- Armamento:
- Fino a 1.200 kg di bombe
- 5-6 mitragliatrici Breda-SAFAT da 7,7 o 12,7 mm in varie postazioni (naso, torretta dorsale, laterali e ventrale)
- Ruolo: bombardamento, trasporto truppe e materiale, ricognizione
Ruolo operativo
Dalmazio Birago era motorista mitragliere di bordo, il che significa che:
- Supervisionava il funzionamento dei motori in volo (compito fondamentale su un trimotore in ambiente desertico e montano).
- Operava anche una delle mitragliatrici difensive, probabilmente quella laterale o dorsale.
Nel volo del 18 novembre 1935 su Amba Alagi-Macallè, fu colpito da un proiettile esplosivo (dum-dum), ma continuò a combattere fino all’atterraggio, rifiutando ogni soccorso.