a cura redazione BLOG Giano PH

Tito Bernardini nacque ad Orte (VT) il 24 aprile 1898, ultimo di tre figli in una famiglia di ferrovieri trasferitisi poi a Viterbo. Seguendo le orme del padre, iniziò a lavorare come ferroviere addetto ai magazzini alla stazione Termini di Roma. Nel 1923 fu licenziato per motivi politici durante le epurazioni fasciste (ecomuseocasilino.it).
Nel 1940 si stabilì definitivamente a Roma, spostandosi di mestiere: magazziniere, muratore, marmista, in modo da non collaborare con l’occupazione tedesca (memoriedipaese.it). Iscritto al Partito Comunista, entrò nella formazione “Bandiera Rossa” con il nome di battaglia “Berardo”. Operava in azioni di propaganda, sabotaggio e recupero armi; insieme ad Angelo Ioppi organizzò bombardamenti all’ambasciata tedesca fra il settembre del 1943 e gennaio 1944 (memoriedipaese.it).
L’arresto e il martirio
Il 7 marzo 1944, durante un trasferimento di armi nel laboratorio di Domenico Viola, Tito fu arrestato dalle SS e dalla Banda Bernasconi dell’OVRA (memoriedipaese.it). Fu imprigionato a Via Tasso, sottoposto a torture a scopo d’interrogatorio, quindi trasferito a Regina Coeli (tusciaup.com).
Il 24 marzo, in seguito all’ordine di rappresaglia per l’azione partigiana di Via Rasella, Bernardini fu selezionato tra le 335 vittime. Fu condotto legato su una tavola di legno, sorretto da due compagni, verso le cave della via Ardeatina, dove venne fucilato insieme ad altri compatrioti, tra cui civili, ebrei e militari (civonline.it).
Le Fosse Ardeatine: il contesto del massacro
Il 23 marzo 1944 partigiani dei GAP compiono l’attacco in Via Rasella, uccidendo 32 poliziotti tedeschi. Hitler ordina una rappresaglia rapida: dieci italiani per ogni tedesco. Nella notte, Herbert Kappler seleziona 335 condannati, tra cui Tito Bernardini. Il 24 marzo, prigionieri furono trucidati all’interno di quinte cave di pozzolana nei pressi della via Ardeatina (it.wikipedia.org).
Nel dopoguerra il sito venne trasformato in sacrario-monumento, con un mausoleo inaugurato il 24 marzo 1949 e opere commemorative dello scultore Mirko Basaldella e altri (it.wikipedia.org).
Il ricordo di Orte
Orte e l’ANPI locale ricordano Tito Bernardini ogni anno con cerimonie, targhe e intitolazioni: una piazzetta, sezioni ANPI, percorsi didattici e concorsi. Il volume “Ricordare, resistere, sperare” di Ireno Massaini ne evoca il sacrificio insieme a una giovane generazione impegnata a custodire la memoria (newtuscia.it).
Bibliografia
Ecco una selezione di testi utili per approfondire la vita di Bernardini e il contesto dell’eccidio:
Su Tito Bernardini e la Resistenza romana
- “Bernardini Tito” in Dizionario Storico Biografico della Tuscia (gentedituscia.it)
- Articoli su NewTuscia, TusciaUp, Civonline e OrvietoNews (2022–2025) (newtuscia.it)
Sull’eccidio delle Fosse Ardeatine
- Voce “Eccidio delle Fosse Ardeatine” su Wikipedia (it.wikipedia.org)
- Mario Avagliano & Marco Palmieri, Le vite spezzate delle Fosse Ardeatine, Einaudi, 2024 (it.wikipedia.org)
- Attilio Ascarelli & Arrigo Palladini (a cura di), Fosse Ardeatine. Geografia del dolore, Roma, Anfim, 2001 (it.wikipedia.org)
- Rosario Bentivegna, “Achtung Banditen!” Prima e dopo Via Rasella, Mursia, 1983 (it.wikipedia.org)
- Giorgio Caputo & Franca Caputo, La speranza ardente. Storia e memoria del movimento studentesco antifascista, Il Tipografo, 1998 (it.wikipedia.org)
Sui monumenti e la memoria
- Wikipedia, voce “Mausoleo delle Fosse Ardeatine” (it.wikipedia.org)
- Georges de Canino su Attilio Ascarelli e l’identificazione delle salme (it.wikipedia.org)
Conclusione
Tito Bernardini rappresenta l’impegno quotidiano del cittadino comune nel combattere il nazifascismo, soffrendo fino al sacrificio. Il suo percorso – da ferroviere licenziato, a partigiano attivo, torturato e ucciso – è un esempio potente della Resistenza che va raccontata alle nuove generazioni, nelle piazze, nei libri e nei monumenti.