Labaro: Storia e trasformazioni di un quartiere romano periferico

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a cura redazione BLOG Giano PH

Il quartiere di Labaro, situato a nord di Roma lungo la via Flaminia, rappresenta uno degli esempi più significativi di periferia urbana sviluppatasi nel XX secolo. Spesso trascurato dagli studi storici più ampi sulla Capitale, Labaro offre in realtà una lente interessante attraverso cui analizzare la relazione tra urbanizzazione, migrazione interna e trasformazione socioeconomica nel contesto romano.

Origini antiche e toponomastica

Il toponimo “Labaro” ha origini controverse. Secondo alcuni studiosi, deriverebbe dal termine latino labarum, un’insegna militare tardo-romana utilizzata dagli eserciti dell’Impero, anche se non vi sono prove dirette che colleghino questa insegna al territorio. Più verosimilmente, il nome si sarebbe affermato solo in epoca moderna, riferendosi all’area rurale collinare posta tra la via Flaminia e la valle del Tevere.

L’area era abitata già in epoca romana, come dimostrano i resti di ville rustiche e tombe lungo la via Flaminia, ma è solo nel Novecento che Labaro assume una forma urbana riconoscibile.

Urbanizzazione nel XX secolo

Fino alla prima metà del Novecento, Labaro era una zona prevalentemente agricola, con poche case coloniche e attività rurali. La vera trasformazione avviene nel secondo dopoguerra, quando, come molte periferie romane, diventa destinazione per l’immigrazione interna proveniente soprattutto dal sud Italia.

Negli anni ’60 e ’70, la crescita demografica porta alla nascita di insediamenti spontanei (baraccopoli e case abusive), spesso in assenza di adeguata pianificazione urbanistica. Solo con gli interventi del Piano di Zona e della legge 167/1962, si assiste a una parziale regolarizzazione edilizia, anche se con molti ritardi.

Infrastrutture e marginalità

L’isolamento di Labaro, accentuato dalla sua posizione tra la via Flaminia e l’autostrada del Sole, ha contribuito a un senso di marginalità che ancora oggi caratterizza il quartiere. Tuttavia, negli ultimi decenni si sono registrati alcuni miglioramenti grazie all’estensione del trasporto pubblico (ferrovia Roma–Civita Castellana–Viterbo) e a interventi di riqualificazione urbana, come la costruzione del Parco Marta Russo. Nonostante ciò, permangono criticità legate a carenza di servizi, edilizia popolare degradata e scarsa integrazione con il tessuto urbano della città.

Cultura e identità

Labaro è oggi un quartiere multietnico e vivace, dotato di un’identità autonoma e riconoscibile. Numerose associazioni culturali e realtà di cittadinanza attiva (come il Comitato di Quartiere Labaro Prima Porta) si sono impegnate per valorizzare la memoria storica del territorio e migliorare la qualità della vita degli abitanti.

Un ruolo importante è svolto anche dalla Chiesa di San Melchiade, costruita nel 1973, che funge da centro religioso e sociale, e dalla presenza di scuole e centri sportivi.

Conclusioni

La storia di Labaro è emblematica dei processi di formazione delle periferie urbane italiane nel dopoguerra: urbanizzazione rapida, disomogenea e spesso conflittuale, ma anche resilienza sociale e tentativi di riscatto identitario. Studiare Labaro significa comprendere una parte essenziale della storia urbana di Roma contemporanea.


Bibliografia

Libri e articoli accademici

  • Insolera, Italo. Roma moderna. Un secolo di storia urbanistica. Einaudi, 2001.
  • Clementi, Alberto. Roma. Il governo della città. Laterza, 1995.
  • Munarin, Stefano; Tosi, Antonio. Abitare la periferia. Esperienze di rigenerazione urbana in Italia. FrancoAngeli, 2005.
  • Cellamare, Carlo. Fare città. Pratiche urbane e storie di luoghi. Donzelli, 2011.

Tesi e studi locali

  • Bassetti, Andrea. Labaro e la periferia romana: analisi socio-urbanistica di un quartiere marginale. Tesi di laurea, Sapienza Università di Roma, 2018.
  • Comune di Roma – Municipio XV. Piano sociale di zona 2021–2023 (consultabile sul sito istituzionale del Municipio XV).

Fonti online e documentazione