a cura redazione BLOG Giano PH
Abstract
Questo contributo esplora la figura di Ilaria Alpi come emblema del giornalismo d’inchiesta e della memoria civile italiana. Partendo dalla sua attività in Somalia e dal tragico omicidio del 1994, si analizza l’intitolazione del ponte di Viale De Chirico a Roma Tor Sapienza come esempio di toponomastica della memoria. L’obiettivo è mostrare come la sua figura continui ad agire nello spazio urbano e nella coscienza collettiva, fungendo da strumento di educazione civile e politica.
Introduzione
La figura di Ilaria Alpi si colloca all’intersezione tra giornalismo investigativo, responsabilità civile e costruzione della memoria pubblica. Uccisa il 20 marzo 1994 a Mogadiscio insieme al cameraman Miran Hrovatin, mentre indagava su traffici internazionali di armi e rifiuti tossici, la sua vicenda ha assunto un valore simbolico nella narrazione contemporanea dei limiti e dei rischi del mestiere giornalistico.
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La ricerca della verità: giornalismo e giustizia
Alpi operava in un contesto estremamente instabile, con una guerra civile in atto e il fallimento delle missioni di pace internazionali. L’indagine da lei condotta metteva in luce il presunto coinvolgimento di istituzioni italiane in traffici illeciti coperti sotto la cooperazione allo sviluppo (Veltri & Gatti, 1997).
Nonostante la portata delle sue rivelazioni, l’inchiesta giudiziaria sul suo assassinio ha subito negli anni numerosi depistaggi e archiviazioni, fino al riconoscimento formale dell’ingiusta detenzione di Hashi Omar Hassan, condannato e poi assolto dopo 17 anni di carcere (Bianconi, 2016).
Foto GIANOPHAPS
La memoria nello spazio urbano: il ponte di Viale De Chirico
Nel 2017, il Comune di Roma ha intitolato a Ilaria Alpi il ponte pedonale di Viale De Chirico, nel quartiere Tor Sapienza, periferia est della capitale. Questo atto di toponomastica civica non ha solo un valore commemorativo, ma assume anche un’importanza educativa, rendendo visibile nello spazio urbano il valore della sua testimonianza (Rovatti, 2012).
In un quartiere segnato da problematiche sociali complesse, il ponte assume il significato di un “luogo della memoria”, un simbolo accessibile quotidianamente da studenti, residenti e lavoratori. Qui la memoria si radica nella quotidianità, diventando strumento di riflessione civica.
Il giornalismo come pratica etica e politica
L’esempio di Ilaria Alpi richiama una concezione etica del giornalismo come ricerca della verità, anche a costo della vita. In una società attraversata dalla post-verità e dalla crisi dell’informazione, la sua figura rappresenta un modello di resistenza culturale e di responsabilità democratica (Foà, 2014).
Conclusione
Ilaria Alpi continua a interrogarci. La sua vicenda non è solo una ferita aperta nella storia del giornalismo italiano, ma un monito per le nuove generazioni. Intitolare un ponte alla sua memoria significa restituire spazio alla verità, alla giustizia e al coraggio civile. Significa, in ultima analisi, fare della città un laboratorio di educazione alla cittadinanza attiva.
IL PIU’ CRUDELE DEI GIORNI
Il film sull’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin
Bibliografia
- Bianconi, G. (2016). Nessuna verità. Il caso Ilaria Alpi e Miran Hrovatin vent’anni dopo. Milano: Rizzoli.
- Foà, S. (2014). Giornalismo e verità. Il mestiere di informare tra etica e propaganda. Roma: Carocci.
- Rovatti, S. (2012). Toponomastica e memoria pubblica. Il potere dei nomi nello spazio urbano. Bologna: Il Mulino.
- Veltri, E., & Gatti, F. (1997). Il futuro è un assassino: Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, giornalisti. Milano: Kaos Edizioni.
Documenti e archivi ufficiali
1. Archivio digitale della Camera dei Deputati
Nel marzo 2016 sono stati desecretati migliaia di pagine – circa 13.600 documenti – arricchiti da materiali video forniti dalla RAI, disponibili sul portale ufficiale #AlpiHrovatin della Camera
2. Commissione parlamentare di inchiesta (XIV legislatura)
I lavori forniscono resoconti, audizioni, relazioni approfondite sui traffici d’armi, rifiuti tossici e eventuali depistaggi interni
3. Documenti CIA desecretati
Nel 2020 L’Espresso ha pubblicato report “Secret” e “Top Secret” della CIA (32 pagine) che approfondiscono traffici di armi, rifiuti tossici e presenza italiana in Somalia
4. Informative dei servizi italiani (Sisde/Digos)
Fin dal 1994 emergono rapporti interni che segnalano il coinvolgimento di traffici illeciti, coperture militari e coinvolgimento di entità italiane
5. Articoli investigativi
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Corriere 27esimaora riporta l’esistenza di oltre 750 documenti ancora secretati, e l’impossibilità di determinare mandanti definitivi
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Fonti recenti descrivono rotte di rifiuti tossici e armi, società copertura come Shifco e traffici collegati a imprese italiane
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