Abdalà Bucaram: breve storia tirannica tra follia e populismo

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di Emanuele Federici

La storia latino-americana contemporanea è costellata di numerosi tiranni, da Pinochet a Videla, da Castro a Chavez. Tra di loro vi è anche un personaggio meno conosciuto, probabilmente perché la sua parabola politica durò solamente pochi mesi: Abdalà Bucaram, tiranno dell’Ecuador dall’agosto 1996 al febbraio 1997. Qualcuno lo ricorderà perché qualche anno fa, nel 2020, fece scandalo un video circolato sul web in cui veniva ripreso il suo arresto, per dei legami con la criminalità organizzata, direttamente nella sua camera da letto, dove stava scontando gli arresti domiciliari. Prima di entrare in politica Bucaram era un poliziotto e il proprietario del club calcistico della sua città natale, Guayaquil, il Barcelona Sporting Club. Egli era anche un corridore olimpico, specializzato nella corsa a ostacoli, tanto che parteciperà ai giochi olimpici di Monaco ’72, ma solo come portabandiera del suo paese a causa di un infortunio. Successivamente si iscriverà anche alla facoltà di medicina, da cui verrà espulso in seguito a un’aggressione nei confronti di un professore che lo aveva più volte bocciato al suo esame. Riuscirà comunque in seguito a conseguire due lauree, una in scienze motorie e una in giurisprudenza.

Il suo interesse verso la politica ha inizio quando suo zio, Assad Bucaram, divenne il leader della Concentraciòn de Fuerzas Populares (CFP), partito populista di sinistra. Più tardi, nel 1982, Bucaram decise che fosse arrivato il momento di fondare il proprio partito, chiamato Partido Roldosista Ecuatoriano (PRE), con il quale fu eletto sindaco di Guayaquil per due mandati consecutivi (1984-1992). Le prime controversie vengono registrate già in questa fase politica, in quanto Bucaram fu accusato, nel 1985, di estorsione da alcuni imprenditori locali; nonostante il sindaco ecuadoriano negò le accuse nei suoi confronti parlando di “donazioni”, decise comunque di rifugiarsi a Panama, dove tra l’altro fu trovato in possesso di un carico di cocaina. Anche in questo caso tutte le accuse furono negate, affermando che il carico di droga fosse stato messo nella sua auto da alcuni oppositori politici con l’intento di incastrarlo. Incredibilmente la giustizia panamense accettò questa versione e Bucaram fu scarcerato e nel 1987 potè tornare a governare nel suo paese, dove fu rieletto sindaco l’anno successivo. Nel 1988 egli esternò di fronte ai giornalisti le sue simpatie verso uno dei più crudeli tiranni del XX secolo: Adolf Hitler; egli, infatti, affermò che “Hitler è uno dei più grandi geni che l’umanità abbia prodotto”. La sua passione per il Fuhrer fu resa esplicita anche dal fatto che decise di emulare una delle sue caratteristiche fisiche più identificative: i baffi. Quando un giornalista gli chiese il perché di quei baffi la risposta del tiranno lo spiazzò: “sono sexy”. Nel 1988 e nel 1992 si candidò alle elezioni per la presidenza del paese, perdendole entrambe, presentandosi come il “supereroe dei poveri”, arrivando addirittura a presentarsi ad un comizio elettorale vestito da Batman. La sua campagna elettorale fu particolarmente scenografica, tanto che durante un altro comizio si lanciò da un elicottero urlando “votare per me sarà come graffiare una Mercedes con i tappi della birra”, ostentando dunque una retorica populista che rendeva i ricchi nemici delle classi popolari. Dopo le due sconfitte consecutive decise, per le elezioni presidenziali del 1996, di alzare ulteriormente il livello di spettacolarizzazione della sua campagna elettorale, fondando una band musicale di cui lui stesso era il frontman con il nome di “El Loco” (“il pazzo”) e organizzando un tour musicale nel paese dove univa la reinterpretazione delle canzoni di Elvis Presley a promesse demagogiche e populiste dirette alle classi più disagiate del paese. Infatti, il topos dell’orgoglio e la rivendicazione dei diritti per i più poveri non fu abbandonato, come si evince anche dal fatto che una delle canzoni della band si intitolava “La fuerza de los pobres” (“la forza dei poveri”). Nonostante le molteplici stravaganze, per usare un eufemismo, Bucaram fu eletto Presidente dell’Ecuador nel 1996, vincendo al ballottaggio contro Jaime Nebot, leader del Partido Social Cristiano (PSC), ottenendo il 54% dei voti. La sua popolarità iniziò però subito a vacillare dopo le decisioni impopolari di legare la moneta nazionale, il sucre, al dollaro e di eleggere alle cariche politiche più importanti suoi amici e parenti. Egli cercò di alleggerire il peso delle contestazioni attraverso una mossa in pieno stile populista; infatti, il Presidente ecuadoriano lanciò sul mercato un latte per le classi più povere, che chiama col suo nome: “Abdalac”. Poco dopo fu costretto a ritirarlo dal mercato in quanto contaminato. Oltretutto Bucaram non si recava quasi mai al Parlamento perché “è freddo, buio e pieno di fantasmi”. A questo punto la popolazione, stufa dell’eccesiva eccentricità del suo Presidente, della corruzione dilagante e i prezzi dei beni primari che schizzarono alle stelle a seguito delle sue politiche economiche, danneggiando proprio soprattutto le classi più povere, decise di scendere nelle piazze della capitale, Quito, dove andarono in scena violenti scontri con le forze dell’ordine. Nel frattempo, vista la gravità della situazione, il Parlamento decise di riunirsi, senza Bucaram, giudicando il Presidente non in grado di governare il paese per “incapacità mentale”. “El Loco” decise dunque di fuggire nuovamente a Panama, che gli offrì asilo politico, mentre il neopresidente Fabiàn Alarcòn lo denunciava per cattiva gestione dei fondi pubblici durante i sei mesi della sua presidenza. Nel 2005 la Corte Suprema dell’Ecuador assolse Bucaram da ogni accusa e lui poté ritornare nel suo paese. Ma poco dopo, a seguito di alcune accuse verso il Presidente Gutierrez, alleato di Bucaram, vennero ripristinate anche quelle nei suoi confronti, e decise di tornare nuovamente a Panama. Nel corso degli anni ha continuato a guidare il suo partito da Panama, fino a quando le sue accuse furono scadute e poté ritornare in Ecuador, nel 2017. Tre anni dopo fu condannato agli arresti domiciliari per un caso di corruzione che riguardava la vendita di apparecchiature mediche che servivano a fronteggiare l’epidemia da Covid-19.

Questa storia, per certi versi tragicomica, fa riflettere su quanto, in particolare nei paesi più in difficoltà, la democrazia continui a essere in bilico e certe narrazioni riescano ad attirare le masse disposte a tutto per migliorare la propria condizione. Come ogni anno il settimanale britannico The Economist ha analizzato lo stato di salute della democrazia in 167 paesi, riportando come il 35% di essi siano governati da autoritarismi e che solo il 5,7% della popolazione mondiale vive sotto “democrazie complete”. Dati questi che fanno riflettere, e conoscere storie sconosciute come quella di Bucaram credo possa essere un primo lieve passo per un’inversione di rotta, mostrando il vero volto di questi regimi.


Emanuele Federici, Storico, iscritto alla facoltà di Storia e Società presso l’Università degli Studi Roma Tre.


Bibliografia

  • Zanatta, Il populismo, Roma, Carocci, 2013;
  • Losito, Diventa un tiranno, Milano, Rizzoli, 2022.
  • Fonte della foto Abdalà Bucaram (Collegamento)

Sitografia

  • Britannica.Abdalá Bucaram president of Ecuador (Leggi)
  • Gov Civ Guarda. Willard Mitt Romney (Leggi)
  • El Pais internationale. Hitler es uno de los genios más grandes que ha dado la humanidad (Leggi)
  • Il Sole 24 ore Infodata le notizie raccontate con i numeri.Quanti Paesi al mondo hanno la democrazia? E quanti vivono in regimi autoritari? (Leggi)

Filmografia

  • La Vanguardia. Detenido el expresidente de Ecuador, Abdalá Bucaram, por presunta delicuencia organizada (col., dur. 1:49)

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