Santo Stefano Rotondo al Celio: Architettura e simbolismo nella Roma paleocristiana

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a cura redazione BLOG Giano PH

Introduzione

Nel cuore del Celio, una delle più antiche colline di Roma, sorge la chiesa di Santo Stefano Rotondo, una delle più straordinarie testimonianze dell’architettura paleocristiana. Edificata nel V secolo d.C. e dedicata al protomartire cristiano Stefano, la chiesa si distingue per la sua pianta circolare, ispirata ai martyria orientali e unica nel panorama romano dell’epoca. L’edificio non solo rivela influenze architettoniche bizantine, ma incarna anche un ricco simbolismo liturgico, che ne fa un caso esemplare per lo studio dell’evoluzione del culto cristiano e dell’arte sacra tardoantica.

Origini e contesto storico

La fondazione di Santo Stefano Rotondo è attribuita al papa Simplicio (468–483), in un’epoca in cui Roma, pur ridotta nella sua centralità politica, rimaneva un nodo fondamentale del cristianesimo occidentale. La pianta rotonda si ispira direttamente al modello del Santo Sepolcro di Gerusalemme, riflettendo la volontà di emulare i luoghi santi della Terra Santa nella capitale dell’Impero romano d’Occidente.

L’edificio fu costruito su un’area precedentemente occupata da caserme e magazzini, ed è parte integrante di un più ampio progetto urbanistico e spirituale volto alla “cristianizzazione” dell’Urbe. La pianta centrale richiama la perfezione celeste, un concetto teologico profondamente radicato nella liturgia del tempo.

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Architettura: forma e trasformazioni

L’impianto originario prevedeva tre cerchi concentrici, di cui oggi resta soltanto il più interno e parte di quello mediano. Il diametro della navata centrale misura circa 22 metri, un valore impressionante per l’epoca. Sedici colonne ioniche sostengono la copertura, provenienti da spolia di edifici romani. L’uso di materiali di reimpiego riflette non solo pratiche economiche, ma anche un intento simbolico: l’appropriazione cristiana degli spazi e dei materiali pagani.

Nel corso del tempo, la struttura ha subito numerosi restauri, il più significativo dei quali fu condotto nel XVI secolo dal cardinale Giovanni Ricci da Montepulciano, sotto la supervisione dell’architetto Antonio da Sangallo il Giovane. Questi restauri introdussero modifiche che ne alterarono parzialmente la fisionomia originaria, come l’aggiunta di pilastri laterali e il consolidamento degli archi.

Il ciclo pittorico: martirio e memoria

Uno degli elementi più noti della chiesa è il ciclo pittorico barocco, realizzato nel 1580 dai pittori Niccolò Circignani (detto il Pomarancio) e Antonio Tempesta, su commissione dei Gesuiti. Le affrescate rappresentazioni dei martirii dei primi cristiani (34 scene in totale) avevano uno scopo catechetico e apologetico: ammonire i fedeli e rafforzare la fede mediante l’esempio dei martiri.

Queste immagini, sebbene violente e cruente, riflettono una teologia del corpo e del sacrificio profondamente radicata nella spiritualità della Controriforma, in linea con le direttive del Concilio di Trento. La chiesa, dunque, diventa anche teatro della memoria, luogo di formazione spirituale oltre che di preghiera.

Conclusione

Santo Stefano Rotondo rappresenta un unicum nel panorama artistico e religioso dell’antica Roma. La sua forma, la sua storia e la sua decorazione lo rendono una testimonianza preziosa del passaggio dal mondo classico a quello cristiano. Studiare questa chiesa significa confrontarsi con le dinamiche di continuità e rottura che hanno segnato l’Occidente tardoantico e medievale.


Bibliografia

Ecco una bibliografia in italiano su Santo Stefano Rotondo al Celio, con riferimenti sia storici che artistici, adatta per un saggio universitario, tesi o pubblicazione specialistica.


Bibliografia

  • Ardito, S. (2011). Le chiese di Roma. Roma: Newton Compton Editori.
    Manuale divulgativo ma accurato, utile per una panoramica sulle chiese romane, inclusa Santo Stefano Rotondo.
  • Bertelli, C. (1994). Roma. Arte e architettura. Colonia: Könemann.
    Ampia trattazione dell’arte romana, con una sezione dedicata all’architettura paleocristiana.
  • Cecchelli, C. (1951). Le chiese di Roma. Roma: Casamari Editrice.
    Classico testo di riferimento per lo studio delle chiese romane dal punto di vista storico e liturgico.
  • De Blaauw, S. (1994). Culto dei santi, istituzioni e classi sociali nell’epoca tardoantica e altomedievale: l’edilizia ecclesiastica a Roma (IV–IX secolo). Roma: Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana.
    Studio fondamentale sul contesto liturgico e cultuale che portò alla costruzione di edifici come Santo Stefano Rotondo.
  • Krautheimer, R. (1983). Le basiliche cristiane antiche di Roma (IV–IX secolo). Roma: Edizioni dell’Erma di Bretschneider.
    Traduzione italiana del celebre studio di Krautheimer; essenziale per comprendere l’architettura cristiana delle origini.
  • Spinelli, G. (2007). Santo Stefano Rotondo al Celio: architettura, arte e storia. Roma: Palombi Editori.
    Monografia interamente dedicata alla chiesa, con approfondimenti su struttura, restauri, apparato iconografico e funzione liturgica.
  • Toscano, B. (2013). Iconografia del martirio: arte e fede tra Medioevo e Controriforma. Milano: Jaca Book.
    Analisi approfondita del significato delle scene di martirio presenti nella chiesa.
  • Valentini, R., & Zucchetti, G. (1942). Codice topografico della città di Roma medievale, vol. II. Roma: Tipografia del Senato.
    Fonte utile per la comprensione della topografia sacra e delle trasformazioni urbane della zona del Celio.

Georeferenzazione della Basilica di Santo Stefano Rotondo al Celio